Pochi giorni al voto che potrebbe cambiare la vita dei cittadini britannici e, forse, anche di tutta l’Eurozona. Mercati in fibrillazione e tensione alle stelle. Vediamo in numeri la Toscana e cosa hanno da perdere le varie province.
È di ieri la notizia della tragica morte della deputata laburista Jo Cox, giovane 42enne uccisa dalla follia di un uomo contrario alle sue idee e al suo modo di vedere la Gran Bretagna dentro l’Europa e dentro un mercato di libera circolazione di merci e persone.
Le due campagne referendarie sono, giustamente, ferme. Questo tragico evento potrebbe cambiare l’esito del voto e spostare gli equilibri a favore dei favorevoli alla permanenza c’è ancora qualche giorno ed i giochi sono aperti. Nell’ottica, quindi, di un voto che ancora si deve tenere, con le più rispettose condoglianze alla famiglia della deputata scomparsa, facciamo il punto su quello che la Toscana esporta oltre manica.
La riduzione delle esportazioni delle aziende toscane nei confronti del Regno Unito è realistica, nel caso di uscita, a causa della presenza dei dazi. Oltre ai dazi, una probabile svalutazione della Sterlina nei confronti dell’Euro renderebbe ancora meno appetibili i prodotti oltre confine e quindi anche toscani.
La Toscana ha avuto un export nei confronti dell’UK di ben 1 miliardo e 800 milioni di euro nel 2015 con una crescita del +17% rispetto al 2009. Firenze, negli ultimi 6 anni, ha raddoppiato il proprio fatturato dai rapporti economici con la Gran Bretagna portandosi oltre soglia 580 milioni di euro.
I settori che hanno trainato la crescita, a livello regionale, degli ultimi anni sono i prodotti tessili con un + 54%, gli articoli di abbigliamento con un +78% e gli articoli in pelle cresciuti del 71%. Sono queste tre voci fanno un terzo del fatturato da export oltre manica, ben 654 milioni di euro.
L’export del settore moda nell’area Firenze-Prato-Pistoia, in crescita costante negli ultimi 7 anni ha chiuso il 2015 con 664 milioni di euro, rappresentando oltre il 30% delle esportazioni regionali oltre manica. Una riduzione, anche solo di qualche punto percentuale, farebbe perdere centinaia di migliaia di euro alle aziende della Toscana.
Dopo Firenze, la provincia che ha avuto maggior rapporti economici oltre manica nel 2015, è Arezzo con 377 milioni di euro; in terza posizione Lucca con 263 milioni. Molto staccate dalle prime tre province troviamo Livorno, Grosseto e Massa-Carrara rispettivamente con 51, 28 e 25 milioni di euro.
Arezzo con il settore della metallurgia, in cui vengono ricompreso le lavorazioni orafe, è la seconda voce regionale con 126 milioni di euro, secondo solo alla pelletteria (escluso l’abbigliamento) fiorentina che esporta ben 241 milioni di euro in Gran Bretagna. Lucca e Prato con rispettivamente 63 e 62 milioni di euro si posizionano al 4° e 5° posto con i prodotti della filiera della carta e con l’abbigliamento.
Numeri alla mano l’export toscano oltre manica è decisamente sostanzioso e perdere anche solo qualche punto percentuale di questo fatturato è una grave perdita per la nostra regione. Se da un lato, però, non è pensabile che la Gran Bretagna azzeri gli acquisti fuori dai propri confini, diventando autosufficiente è altresì possibile che le difficoltà di commercio con l’Eurozona, in caso di vittoria del referendum Brexit, portino le aziende di sua maestà a guardare altrove.
Non ci resta che attendere ancora alcuni giorni, il 23 giugno 2016 e vedere cosa i cittadini britannici decideranno di votare.
LINK all’articolo uscito nell’edizione online del Corriere Fiorentino
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