È il mio primo post sul mio blog, e sono un po’ emozionato.
Sono emozionato perché, anche se non si direbbe, io di blog ne ho letti diversi. E continuo a leggerne molti ogni giorno – la mia riconoscenza nei confronti degli sviluppatori di Feedly, in proposito, non conosce confini.
Ne ho letti tanti, e alcuni molto ammirati.
A dirlo ora, me ne rendo conto, sembro il classico ritardatario che arriva a festa finita. Perché è vero, i blog hanno avuto un’età dell’oro, e da qualche anno il generalizzarsi del fenomeno ha prodotto un appiattimento dei contenuti e un annacquamento delle reti che si erano formate, oltre a rendere per tutti molto più difficile portare a termine delle ricerche specifiche.
L’epoca d’oro dei blog era eccitante perché ci si trovava davanti ad un mezzo nuovo e tutto sembrava essere una continua scoperta. A fenomeno un po’ più consolidato tutto aveva mantenuto un grande fascino: il continuo fluire di idee, l’essere costantemente di fronte ad un punto di vista precedentemente non valutato dava l’impressione di aver finalmente trovato uno strumento con cui fare luce nelle questioni più spinose o per scoprire mondi e sensibilità fino a quel momento ignote. Poi il fenomeno si è diffuso incontrollato, e in molti hanno vissuto l’onda anomala di blogger come un segno che fosse il momento di mollare e dedicare le proprie ore libere ad altro. Perché un’altra caratteristica fondamentale di quei blog era quella che si potrebbe definire autoproduzione. Non si faceva il blogger per professione, ma nel tempo libero, per personale necessità di creare in piccolo mondi e personaggi che riflettessero con maggiore o minore accuratezza quel che si osservava nel mondo circostante.
E poi è vero: sui blog non si leggevano – e non si leggono tutt’ora – lezioni fondamentali che possano essere il nostro faro per la vita, o almeno un periodo molto esteso di essa, ma semmai per una settimana, fino al prossimo post del proprio eroe personale. Perché sui blog, alla fine, uno incontrava spesso dei pensieri quotidiani, di quelli che non si ha abbastanza tempo o sensibilità per approfondire in proprio. Era uno strumento attraverso il quale si realizzava una divisione del lavoro intellettuale, per cui io tutto il giorno mi occupo di qualcosa di specifico e poi la sera o il pomeriggio, o in pausa dallo studio o dal lavoro, mi concedo una parentesi durante la quale immergermi in pensieri che a volte ho solo abbozzato o per farmi inondare da idee per me inedite e tutte da scoprire. Di blog che possano fare un simile effetto non ce ne sono quasi più, perché la massificazione che li ha colpiti ci porta a leggere quasi sempre cose scritte secondo regole e stilemi fattisi ricorrenti e riconoscibili.
È con questa premessa che inauguro il mio blog, per dire soprattutto che non sarà un blog della vecchia epoca, ma neanche uno della nuova. Innanzitutto perché molto del materiale che pubblicherò proverrà dalle puntate radiofoniche del mio programma, e in secondo luogo perché le riflessioni a cui darò spazio in questo luogo non saranno mai pensieri autoconclusi, ma semmai degli spunti che spero di poter arricchire nel dialogo con voi.
Bene, ho scritto il mio primo post sul mio blog, e sono ancora più emozionato di quando ho cominciato.
Ah, si: benvenuti!
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