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Lapostrofo in radio. Networks! – La rete funziona

Uno dei lasciti teorici a suo modo più anonimi e persistenti della mia carriera universitaria è il concetto di catnet, ovvero una parola formata da due altre parole: categoria e network. Secondo il sociologo statunitense che l’ha inventata, il catnet è uno degli elementi che spiega la differenza tra categoria sociale e gruppo sociale. Un insieme di persone tra loro simili formano una categoria; un insieme di persone che si organizza e agisce con un fine comune forma un gruppo.

Il salto di qualità tra categoria e gruppo sta nel ruolo che hanno le reti sociali, ovvero i network. L’esempio è quello del movimento operaio, formato da persone che condividevano non solo le stesse condizioni lavorative – il cat – ma anche il tempo libero – il net -, dato che vivevano in quartieri abitati quasi esclusivamente da altri operai. “Ogni simile attira il suo simile, non te lo dimenticare”, ammoniva con fare da padrino lo zio Giovanni in uno dei primi film di Martin Scorsese, enunciando una realtà concreta e difficile da smentire.
Pochi giorni fa ho letto alcuni estratti di un discorso tenuto al forum economico di Davos lo scorso gennaio dal primo ministro canadese, Justin Trudeau, e li ho trovati molto interessanti, perché riescono a dare profondità ad un tema che l’Europa sta trattando, pressata dall’urgenza, con una certa frettolosità e superficialità. Sto parlando del tema dei migranti.

La classe operaia va in paradiso

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Il discorso del premier canadese è uno sperticato elogio della diversità e allo stesso tempo postula la necessità di puntare su un sistema educativo multiculturale per creare integrazione e rendere di conseguenza più solida la società. Per cui, se naturalmente il simile rigetta il suo dissimile, Trudeau invita a fare uno sforzo e andare contro alla vecchia dinamica, in quanto, certifica, la società che riesce ad integrare le diversità raggiunge una maggiore resilienza, ovvero una maggiore capacità di resistere alle tensioni e agli urti. E io a questa cosa ci credo, perché la diversità è un valore importante e necessario. L’argomentazione di Trudeau, d’altro canto, ha diversi appigli teorici e pratici. Ad esempio parte della teoria sulle reti sociali evidenzia come le innovazioni generate all’interno di reti composte da persone tra loro simili siano soprattutto incrementali (ovvero innovazioni passin passetto) mentre quelle generate all’interno di reti composte da persone tra loro diverse siano relativamente più spesso innovazioni radicali (ovvero quelle che sono veri e propri passi da gigante). Ma un altro appoggio arriva da una serie di indagini condotte negli Stati Uniti e che evidenziano l’importanza della diversità per quel che riguarda la composizione della forza lavoro all’interno delle imprese: le aziende a maggiore tasso di diversità superano le altre per rendimento, capacità di risoluzione dei problemi e innovatività, in quanto più propense a pensare fuori dagli schemi, o come si dice in inglese, pensare fuori dalla scatola – dove la scatola sono le convenzioni sociali e intellettuali che tendono a rinforzarsi in un ambiente omogeneo che taglia fuori le differenze. E allora, concluderemo noi, se il simile attira il suo simile, tanto il primo simile quanto il secondo simile non sanno cosa si stanno perdendo col diverso.

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